Domenica XXXIV del Tempo Ordinario (Anno B)
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo
(Dn 7,13-14; Sal 92; Ap 1,5-8; Gv 18,33-37)
di Alberto Strumia – – pubblicato in origine da Il Blog di Sabino Paciolla
La solennità di Gesù Cristo Re dell’universo, quest’anno fa emergere, in modo particolarmente chiaro, la “regalità di Cristo” anche per chi non riesce più a comprendere come si possa parlare di un Re dell’universo ai nostri giorni. Il fatto è che, comunque e sempre più accentuatamente, tutto il resto – al di fuori di Lui e della fede in Lui – è ormai sprofondato ad un livello talmente basso e ingestibile che nulla, da qualche tempo – nel mondo, ma anche nella Chiesa – funziona più come dovrebbe e troppo spesso non funziona affatto.
Ma fino a quando tutto il mondo non si sarà completamente “bloccato”, quando le cose che “contano” per l’uomo di oggi – i “mercati”, la finanza, l’economia, la tecnologia più avanzata, i mezzi di trasporto e quelli di comunicazione, ecc. – non funzioneranno più del tutto, nessuno sembrerà accorgersi che il mondo si “regge” perché c’è un Creatore che lo “regge”, un Salvatore che lo “regge”, risollevandolo dalle conseguenze del volontario abbandono di Dio da parte degli uomini (il “peccato”). La parola “Re” attribuita a Dio, a Cristo, indica proprio questa Sua azione di “reggere” il mondo, come indica la sua stessa radice etimologica: rex, rector, colui che “regge”, “tiene in esistenza” tutte le cose.
Come Pilato, l’uomo di oggi non capisce, rimane disorientato: «Dunque tu sei re?». Ma che cosa vuol dire, sembra rispondergli: il re è Cesare (allora); il re è il potere economico e finanziario (oggi). Quello di coloro che si sentono “grandi” perché hanno in mano le sorti materiali di tutti noi e vogliono controllarci, ormai, anche in quello che pensiamo!
Come Pilato, l’uomo di oggi ha fatto di tutto per liberarsi di questo Dio Re, di questo Cristo Re, per non essere intralciato nei suoi affari e nella sua carriera nel mondo. E quando non lo mette in croce “fisicamente”, uccidendo i Suoi martiri, lo mette in croce “culturalmente”, addomesticando la Sua dottrina, cambiando il significato delle parole che, apparentemente, rimangono le stesse, ma non sono più intese come le ha insegnate Lui. E questo, oggi, sta succedendo non solo fuori della Sua Chiesa, ma dentro di essa, ad opera di coloro che Lui aveva ordinato per garantirne l’autenticità. Sono i falsi pastori e i falsi fedeli che hanno cercato di consegnarlo ai poteri del mondo, a Pilato: «La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me».
Ma è tutta e solo “apparenza”, perché la “realtà” è che Lui, Cristo, il Signore, è il Re dell’universo. E l’“apparenza” sta per crollare e questo mondo falsificato, sta andando in pezzi e ciò che vi è di falso, nella Chiesa, sta andando in pezzi.
Quando tutta la costruzione dell’“apparenza” si sarà sbriciolata, rimarrà in piedi, finalmente, solo la Verità. E tutti, finalmente, Lo vedranno così come è: il Signore che “regge” ogni realtà creata. La Solennità di oggi è la proclamazione della Verità: «Tu lo dici: Io Sono Re. Per questo Io Sono nato e per questo Io Sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità».
Allora – ormai possiamo dire “tra poco” – «ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero», anche quelli che oggi non capiscono e non vedono l’ormai evidente tracollo di un mondo costruito per fare a meno di Lui. Sono convinti di averLo trafitto, fatto fuori definitivamente; e non si sono ancora accorti che hanno trafitto se stessi e il loro prossimo, che hanno fatto fuori se stessi e il loro prossimo, fino a rendere invivibile il mondo.
Ma di fronte all’evidenza della Sua presenza, della Sua venuta incontestabile «tutte le tribù della terra si batteranno il petto», rendendosi conto di avere costruito su un fondamento solo apparente.
Ma in questo quadro apocalittico ci sono anche quelli che, per Grazia e per loro libera decisione, Lo hanno “capito” e “seguito”, perché hanno capito che Lui diceva la verità, che Lui è la Verità: «Chiunque è dalla Verità, ascolta la mia voce». E, fino dall’inizio, hanno detto e vissuto dicendogli: «Benedetto Colui che viene nel Nome del Signore!».
Affidandoci a Maria, la Madre di Dio, che per prima lo ha accolto per farLo nascere in questo mondo, chiediamo la Grazia di essere e rimanere tra coloro che lo accolgono quando verrà di nuovo nella Gloria. E le chiediamo di abbreviare ulteriormente i tempi che, a giudicare dai segni di questi nostri ultimi giorni, dobbiamo riconoscere come ormai prossimi.
Vieni, Signore, Gesù!
Alberto Strumia – pubblicato in origine da Il Blog di Sabino Paciolla
Bologna, 24 novembre 2024